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09/02/2000

PRESENTATI IN UN SEMINARIO I RISULTATI DELLA RICOGNIZIONE DELLE INFRASTRUTTURE IDRICHE NELLE MARCHE

Partendo dal concetto che l’acqua è l’elemento vitale per eccellenza, che è una risorsa esauribile e come tale sempre più preziosa, va da sé che occorrerà, sempre più in futuro, razionalizzarne l‘uso,mantenerne il grado di qualità e assicurare un’efficiente gestione dei servizi idrici. E’ con questi presupposti generali e con obiettivi specifici di conoscenza e di programmazione degli interventi in funzione del ciclo idrico integrato, che è stato condotto il lavoro di ricognizione delle infrastrutture idriche nelle Marche, concluso in 300 giorni e presentato oggi in un convegno che si è svolto presso la sede della giunta regionale. Il lavoro di ricognizione è stato affidato dalla Regione Marche a cinque aziende ( ASPES di Pesaro; AMS - Consorzio Gorgovivo di Ancona; APM di Macerata; Consorzio del Tennacola di Sant’Elpidio;Consorzio Idrico del Piceno di Ascoli Piceno) coordinate dalla CISPEL Marche (Confederazione Italiana Servizi Pubblici Enti Locali) che hanno effettuato l’indagine ricognitiva nei cinque Ambiti Territoriali Ottimali, individuati in base alle disposizioni della Legge Galli che ha stanziato specifiche risorse finanziarie per il monitoraggio delle acque. La ricognizione verteva su tre campi di indagine: l’acqua reflua, l’acqua potabile e gli acquedotti per uso non potabile. Introducendo i lavori del seminario, il dirigente del servizio Tutela e risanamento ambientale, arch. Antonio Minetti, ha tracciato un breve consuntivo delle politiche ambientali degli ultimi cinque anni, caratterizzati da una preminente attività programmatoria. A cominciare dal 2° Piano dei Rifiuti, già vigente, per continuare con due importantissimi Piani di settore che la giunta regionale ha recentemente approvato: il Risanamento della qualità dell’aria e quello di Tutela delle Acque. A quest’ultimo proposito, Minetti ha detto che sarebbe davvero un traguardo rilevantissimo l’approvazione da parte del Consiglio regionale prima della fine della legislatura. “Dopo i notevoli ritardi di attuazione della legge Merli, questa volta saremmo la prima Regione ad approvare un Piano di Tutela delle Acque che applica gli innovativi criteri del decreto legislativo 152.” Quindi il dirigente regionale ha ricordato che è in fase di conclusione anche il Piano sull’inquinamento acustico. “Non è certo confortante- ha proseguito Minetti- ma è da registrare come impegno fondamentale, la dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale della zona Falconara-Ancona e Bassa Valle dell’Esino, accelerata dalla triste vicenda dell’incidente alla raffineria API . Proprio nei prossimi giorni il Consiglio regionale formalizzerà questo atto che implica un difficile processo di governabilità e di riconversione di un’area dove insistono insediamenti importanti per l’economia non solo locale.” Sul tema specifico del convegno Minetti ha poi spiegato che il lavoro di ricognizione delle infrastrutture idriche non è solo un’analisi scientifica dei dati, ma uno strumento guida per l’intero sistema dell’Ambiente e per la Difesa del suolo, che fornirà le indicazioni necessarie per intervenire là dove ci sono carenze o dove la qualità dell’acqua è degradata. Quindi rappesenta un primo, ma fondamentale passo verso una funzionale attuazione della Legge Galli che ha già visto l’individuazione degli ATO e registra un trend positivo per quanto riguarda l’insediamento delle Autorità d’Ambito, avvenuto proprio in questi giorni.” “Uno strumento, quella della ricognizione – ha sottolineato Sergio Zampini, in rappresentanza dell’assessore Mentrasti impegnato in una seduta consiliare- che la Regione ha voluto mettere a disposizione delle Autorità d’Ambito per facilitare la redazione dei Piani, quei documenti cioè che dovranno valutare, tra l’altro, i fabbisogni idrici, i punti critici del territorio, la razionalizzazione dei costi di gestione dei servizi e le tariffe. Inoltre, insieme all’informatizzazione dei dati raccolti dalle aziende, inseriti in una Banca Dati consultabile da tutti, sarà fornito anche un Piano-tipo, un vero e proprio documento standard per la redazione da parte delle Autorità d’Ambito, adattabile comunque alle specifiche esigenze del territorio.“ L’iter del lavoro di ricognizione è stato ripercorso dall’arch. Velia Cremonesi che ha seguito per il Servizio Tutela e risanamento ambientale le diverse fasi operative. L’architetto ha anche ricordato come questo lavoro sia innovativo in Italia perché ispirato a criteri di indagine e di analisi dei dati omogenei per l’intero territorio regionale. “Infatti le aziende hanno utilizzato le medesime metodologie ricognitive e gli stessi strumenti software su tutto il territorio. La Banca Dati così creata potrà essere costantemente aggiornabile e se estesa, in prospettiva, all’intero patrimonio ambientale, rappresenterà un efficace metodo di rilevazione e controllo sia dei livelli di prestazione del servizio idrico integrato, sia di quelli di qualità ambientale.” Dall’indagine ricognitiva, illustrata dal Direttore della Cispel Marche , Dario Torelli e dall’Ing. Fanara della Società di consulenza a capitale misto pubblico-privato SPS, emerge in primo luogo che vi sono perdite dalle tubazioni degli acquedotti che si aggirano intorno al 25%- 30%, una percentuale vicino alla media nazionale che è del 30-40%. Le reti di acquedotto sono quantificate in 14.500 chilometri, quelle fognarie (rami principali) 5.100 chilometri, i depuratori 180 e i pozzi ad uso idropotabile 345. Altri dati interessanti riguardano i livelli di conoscenza del patrimonio delle infrastrutture: buono per il sistema acquedottistico ( 90%) e per il sistema depurativo ( 80%) ; appena sufficiente per le reti fognarie (60%) specialmente nei piccoli comuni dove non esistono informazioni su questo tipo di infrastrutture. La risorsa idropotabile disponibile è generalmente buona così come è quasi ovunque sufficiente l’estensione delle reti idriche potabili. Vi sono impianti in obsolescenza soprattutto dove i Comuni praticano una gestione diretta in economia del patrimonio. Confermato anche un dato, già noto dal Piano di Tutela delle acque, che il sistema depurativo è inefficiente per il 25% e che ci si dovrà indirizzare verso una logica di depuratori consortili, intercomunali , di ampie dimensioni, dal momento che i piccoli depuratori comunali non solo non garantiscono un’efficiente depurazione, ma hanno costi di gestione molto elevati. (ad’e)