Rete Ecologica Marche (REM)

Il Portale Regionale dedicato all'attuazione della Legge Regionale 5 febbraio 2013, n. 2

Progettare una rete ecologica REM

Devo progettare una Rete Ecologica Locale

Il recepimento della REM negli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, previsto dall’art. 5 della L.R. 2/2013, avviene con le modalità definite negli indirizzi approvati con la D.G.R. 1288/2018 che rappresenta quindi il documento di riferimento ufficiale per l’adempimento degli obblighi previsti dalla normativa.

La procedura di caratterizzazione delle reti ecologiche alla scala territoriale locale, per semplicità di utilizzazione è stata schematizzata in una serie di Fasi successive (da f1 a f14), che consentono di standardizzare e rendere riproducibile il processo attuativo della REM, indipendentemente dal contento geografico o ambientale in esame.  

Fase 1.

Percorso metodologico definito dalla D.G.R. 1288/2018

  1. Acquisizione e trasposizione dei dati conoscitivi della REM in particolare UEF di riferimento, nodi e sistemi di connessione;
  2. Caratterizzazione del tessuto ecologico nell’area indagata;
  3. Individuazione dei nodi locali;
  4. Definizione delle continuità naturali della rete locale;
  5. Acquisizione e verifica delle minacce, opportunità, punti debolezza, punti di forza e obiettivi gestionali individuati nelle UEF e loro integrazione con ulteriori fattori che emergono dalla lettura locale;
  6. Individuazione e caratterizzazione delle aree di contatto tra sistemi naturali e insediamenti;
  7. Definizione degli obiettivi di conservazione della rete locale;
  8. Individuazione e definizione di misure, azioni ed interventi:
  9. Monitoraggio nel tempo dei risultati conseguiti.


Il passaggio dal disegno regionale della REM a quello locale, previsto dalla L.R. 2/2013, che porta alla definizione della rete ecologica locale “REL” (useremo questa definizione per tutte le tipologie di rete, comprese quelle comunali) non è una semplice trasposizione passiva ma l’integrazione all’interno del primo di elementi ed obiettivi propri del secondo. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere la duplice finalità di tutelare e valorizzare il sistema biologico in funzione delle esigenze e caratteristiche specifiche del contesto locale garantendo tuttavia che il piano contribuisca al raggiungimento degli obiettivi generali definiti alla scala regionale. La REL sarà quindi costituita dagli elementi provenienti dal disegno regionale integrati con i nuovi, definiti sulla base delle informazioni di maggior dettaglio disponibili e delle scelte progettuali operate.
I dati conoscitivi necessari per definire la REL sono quelli già raccolti per l’elaborazione degli strumenti urbanistici ed in particolare la carta della vegetazione.
La struttura di base della REL è la medesima della REM per cui gli elementi costitutivi, analogamente al disegno regionale sono: Tessuto ecologico (articolato in sistemi ambientali) e Nodi e Continuità naturali. Sulla base di essi sono quindi definiti gli Obiettivi ed evidenziate, rispetto a questi, Minacce, Opportunità, Punti di forza e Punti di Debolezza. Questo schema che costituisce l’ossatura incomprimibile della REL può ovviamente essere integrato ed arricchito dai progettisti per adeguarlo al disegno dei singoli strumenti di pianificazione.
La scelta di definire una struttura minima rigida nasce dall’esigenza di garantire un’omogeneità nella rappresentazione delle REL evitando che nel tempo i professionisti e i tecnici delle amministrazioni chiamati ad applicare la rete ecologica e/o a valutare gli effetti di piani e progetti su di essa nell’ambito delle procedure di VIA e VAS, si trovino a doversi confrontare con strumenti completamente differenti l’uno dall’altro.
Ultimo aspetto di cui tener conto per comprendere lo spirito con cui si deve approcciare la definizione della REL è che essa sostanzialmente deve sostituire la REM; in un territorio in cui è stata disegnata la REL essa diviene l’unico riferimento per la gestione delle problematiche relative alle reti ecologiche e per questo deve:

  • Essere perfettamente coerente con la REM, facendosi carico di tutti gli elementi conoscitivi e progettuali che essa ha individuato per il territorio interessato;
  • Dialogare ed integrarsi con le REL delle aree circostanti in modo che dalla loro somma emerga comunque un quadro coerente e livello regionale.

A questo scopo, anche per semplificare il lavoro dei progettisti e favorire la condivisione delle informazioni attraverso il Geoportale REM, all’interno del quale sono visualizzabili e scaricabili tutte le REL già definite nelle Marche, sono stati predisposti quattro template formato shapefile che debbono essere usati per consegnare il materiale cartografico all’ufficio regionale responsabile per la Rete Ecologica Marche. Analogamente dovrà essere consegnata copia in pdf della relazione illustrativa e di tutto il materiale che si ritiene utile mettere a disposizione dei tecnici per facilitare l’attuazione della rete.
Il percorso metodologico delineato dalla D.G.R. 1288/2018 può essere per semplicità distinto in tre blocchi principali ognuno suddiviso in più passaggi:

  • La REM nell’area progetto (punto 1 Tabella 2 DGR 1288/2018)
  • La struttura della REL (punti 2-4 Tabella 2 DGR 1288/2018)
  • Il progetto di REL (punti 5-9 Tabella 2 DGR 1288/2018)


Per rendere più semplice lo sviluppo del processo di definizione della REL è stata inoltre predisposta una Lista di controllo in formato .rtf, scaricabile a questo link, che contiene le domande a cui rispondere nei vari steps e che può essere allegata alla relazione descrittiva della rete.

Fase 2.

Nella area di studio sono presenti nodi della REM?

nodi individuano le aree di particolare pregio ambientale presenti nel territorio regionale e la REM deve garantire la connessione ecologica tra di loro e con il territorio circostante. In molti casi intorno ad essi sono state individuate delle aree buffer funzionali alla loro gestione. Gruppi di nodi ecologicamente strettamente collegati vanno a costituire dei complessi di nodi per i quali andrebbe perseguita una gestione integrata.
La selezione è stata basata su regimi vincolistici già esistenti per cui costituiscono nodi della REM:

·         I siti della rete Natura 2000, ZSC e ZPS, istituiti ai sensi delle direttive 92/43/CEE “Habitat” e 09/147/CE “Uccelli”

·         Le Aree floristiche (AF) istituite ai sensi della L.R. 52/1974

·         Le Oasi di protezione della fauna (OPF) istituite ai senso della L. 157/1992.


Questo sistema è stato integrato, a seguito delle analisi effettuate nell’ambito della REM, da Nodi aggiunti che comprendono alcuni siti di particolare rilievo per la biodiversità regionale e che non avevano trovato riscontro in nessuno degli strumenti normativi sopra elencati.
La loro localizzazione può essere verificata o attraverso il Geoportale REM o, sul proprio GIS, collegandosi con i servizi WMS o scaricando gli shapefiles dalla pagina di download del Portale REM. Le schede descrittive sono invece contenute nell’ ALLEGATO 1 “Schede delle specie target e Schede dei nodi” della REM
I nodi, cosi come tutte le componenti della REL, debbono poter essere integrati con quelli delle aree circostanti e messi a disposizione del pubblico nel Geoportale REM per cui, come già detto, sono stati predisposti dei template in shapefile nei quali debbono confluire tutte gli elementi. Per i nodi (sia quelli della REM che successivamente per eventuali nodi locali) utilizzare il file REL_Nodi. Allo shape è allegato un file pdf con la sua descrizione e le indicazioni per l’inserimento dei dati.
È evidente che l’assetto del sistema ambientale non dipende esclusivamente dalla REM, che ha tenuto conto e si è adeguata ad un quadro pianificatorio che discende da altri strumenti normativi. Questo ha permesso di non duplicare il regime vincolistico ma esso va verificato periodicamente e se necessario aggiornato. Un momento essenziale in questo percorso adattativo è quello della definizione delle REL che devono tener quindi conto dello stato del sistema al momento in cui si procede alla loro elaborazione.
Per questa ragione i nodi della REM non possono essere semplicemente trasposti alla scala locale prendendoli dal sito ma è necessario verificare che nel frattempo non siano cambiati. A questo scopo, come indicato nel primo box della Lista di controllo bisogna porsi le seguenti domande:
 

1.      Sono presenti nodi della REM?

2.      La perimetrazione dei nodi della REM risulta diversa rispetto a quella riportata nel Portale REM?

3.      Sono state individuate nuove aree appartenenti ad una delle tipologie che vanno a costituire i nodi della REM?

4.      Sono state eliminate aree appartenenti ad una delle tipologie che vanno a costituire i nodi della REM e che risultano presenti nel Portale REM?


L’ultimo aspetto da prendere in considerazione è la verifica dell’eventuale presenza di aree buffer dei nodi della REM. In questo caso si può far riferimento esclusivamente alla cartografia disponibile nel Geoportale REM senza prevedere sue modifiche.

 

 

Questo passaggio si conclude quindi con:

·         Compilazione box “Nodi e buffer” della Lista di controllo disegno REL;

·         Inserimento dei poligono dei nodi REM e delle relative informazioni nel template REL_Nodi;

·         Redazione della descrizione sintetica dello stato del sistema dei nodi della REM nell’area di progetto all’interno della Relazione descrittiva della Rete Ecologica Locale.

 

Fase 3.

Quali sono le Continuità naturali della REM nell’area di progetto?

Parte fondamentale di tutte le reti ecologiche sono le continuità naturali che evidenziano la funzione delle aree naturali per il movimento delle specie faunistiche e floristiche. Nella REM esse rappresentano le porzioni di vegetazione naturale fisicamente contigue (gap massimo 100m), all’interno delle quali quindi si può ragionevolmente supporre che le specie target della REM si possano spostare liberamente, sempre che non siano presenti elementi di occlusione rilevabili cartograficamente (es. recinzioni, muri, ecc.).
A livello regionale ne sono state individuate quattro tipologie:

·         Sistema Dorsale appenninica

·         Sistemi di connessione d’interesse regionale

·         Sistemi di connessione locale

·         Stepping stones

 

A queste si aggiungono altri due elementi che evidenziano situazioni di particolare importanza per la rete:

·         Aree di connessione sensibili

·         Tratti fluviali in ambito urbano


Nel disegno della REL le continuità naturali debbono essere riviste sulla base della informazioni di maggior dettaglio disponibili ed in particolare analizzando la carta della vegetazione, come verrà visto successivamente.
In questa prima fase si dovrà invece semplicemente effettuare una ricognizione che permetta sinteticamente di descrivere la struttura della REM nell’area di progetto e compilare il box “Continuità naturali” nella Lista di controllo.
La loro localizzazione può essere verificata o attraverso il Geoportale REM o, sul proprio GIS, collegandosi con i servizi WMS o scaricando gli shapefiles dalla pagina di download.

Fase 4.

In quale Unità Ecologico Funzionale e contesto paesistico ambientale si colloca l’area?

Per poter procedere oltre è a questo punto necessario individuare in quale ambito territoriale si colloca l’area di studio. Questo passaggio è necessario perché la REM prevede due tipi di obiettivi uno generale per i singoli Sistemi ambientali, valido quindi su tutto il territorio regionale ed un altro per sistemi territoriali, declinato quindi a scala locale.
Questi ultimi obiettivi sono articolati per ambiti omogenei, le Unità Ecologico Funzionali (UEF), 82 in tutta la regione, che sono il punto di arrivo di un percorso finalizzato all’individuazione di ambiti progettuali omogenei integrando le informazioni di carattere vegetazionale, faunistico ed antropico in una visione sintetica del sistema ambientale che permetta di caratterizzare il tessuto ecologico nelle sue differenti articolazioni strutturali e funzionali. Le UEF sono a loro volta raggruppate in grandi tipologie di contesti paesistico-ambientali regionali (Rilievi costieri, Pianura, Bassa collina, Media collina, Alta collina e Montagna). È stato inoltre aggiunto il contesto Fascia litoranea che comprende il tratto a ridosso della linea di costa di quelli Rilievi costieri, Pianura e Bassa collina.
A questo punto è evidente come sia essenziale individuare la/le UEF interessate dal piano ed i contesti paesistico-ambientali in cui si collocano. A questo scopo può essere utilizzato il Geoportale REM o il proprio GIS collegandosi con i servizi WMS o scaricando gli shapefiles dalla pagina di download. Nella compilazione del box “Unità Ecologico Funzionali” della Lista di controllo dovranno essere semplicemente indicate le UEF interessate ed i contesti paesistico-ambientali in cui ricadono.

 

Fase 5.

Quali obiettivi la REM individua nell’area progetto?

La REM è uno strumento fondamentalmente di carattere strategico basato quindi sull’individuazione di obiettivi più o meno puntuali e di strategie per il loro raggiungimento.
L’articolazione degli obiettivi è la seguente:

·         Obiettivi per i sistemi ambientali

·         Obiettivi dei contesti paesistico-ambientali

·         Obiettivi dell’UEF

 

Nel percorso di costruzione della REL le diverse tipologie di obiettivi svolgono funzioni differenti. Gli Obiettivi dell’UEF, che dovranno essere integrati con gli obiettivi di carattere locale, tendenzialmente fanno riferimento a problematiche e contesti geograficamente definibili. Gli Obiettivi dei contesti paesistico-ambientali hanno funzione coprente fornendo indicazioni meno puntuali ma valide su tutto il territorio per le diverse tipologie di risorse ambientali presenti. Gli Obiettivi per sistemi ambientali, che hanno un valore regionale, piuttosto che nella fase di ricognizione del disegno della REM sono particolarmente utili nella fase di definizione delle norme del piano dato che forniscono anche una sorta di check-list delle criticità determinate dalle principali attività antropiche sulle diverse componenti dei sistemi ambientali.
In questa fase l’interesse è quindi esclusivamente per gli Obiettivi dell’UEF poiché è necessario verificare quali di essi interessano l’area di studio. Gli obiettivi sono contenuti nelle schede delle UEF all’interno dell’allegato Unità Ecologico Funzionali, e riportate anche nel Capitolo 5 del Quadro propositivo. Per maggior praticità esse sono anche scaricabili singolarmente nella pagina Schede UEF.
Le UEF contengono due tipologie di obiettivi:
 

·         Obiettivi generali

·         Obiettivi specifici


Un esempio di scheda con l’indicazione dei diversi obiettivi è di seguito mostrato

 


 

In questa fase si tratta quindi di verificare quali degli obiettivi delle UEF in cui ricade il progetto effettivamente interessano l’area di studio riportandone l’elenco nel box “Obiettivi dell’UEF” della Lista di controllo e descrivendoli sinteticamente nella relazione.
Per praticità e maggior facilità di lettura si consiglia di numerare gli obiettivi specifici distinguendoli con una sigla che ne permetta successivamente, quando saranno accorpati agli obiettivi propri della REL, di riconoscerne l’origine. (OR = Obiettivo REM).

 

Fase 6.

Quali minacce ed opportunità la REM individua nell’area progetto?

La REM in quanto progetto, non si limitata alla semplice descrizione dello stato di fatto del sistema biologico regionale ma definisce gli obiettivi da perseguire per garantirne la conservazione e potenziare i servizi che esso offre ai cittadini. A questo scopo è propedeutica l’individuazione delle Minacce potenziali e delle Opportunità che possono interferire sia positivamente che negativamente con la funzionalità della rete sui quali quindi si potrà agire per incrementarne l’efficacia.
Nella definizione della REL un passaggio fondamentale è quindi la verifica delle minacce potenziali ed opportunità della REM rispetto al contesto attuale poiché, sia per la differente scala di analisi che per le possibili variazioni del quadro pianificatorio generale e di utilizzo del territorio, quanto evidenziato dalla REM potrebbe non essere più valido.
La descrizione generale degli elementi costituenti minacce potenziali o opportunità, individuati a scala regionale, è contenuta nei paragrafi 3.2 e 3.3 del Quadro propositivo della REM mentre per poter evidenziare quelli specifici ricadenti nella propria area d’indagine è necessario consultare le schede delle UEF pertinenti che come già detto sono contenute nell’allegato della REM Unità Ecologico Funzionali, e riportate anche nel Capitolo 5 del Quadro propositivo. Per maggior praticità esse sono anche scaricabili singolarmente nella pagina Schede UEF.
Nell’apposito box della Lista di controllo dovranno essere elencate le minacce potenziali e opportunità che interessano l’area di studio e, sulla base delle informazioni disponibili, valutare se sono ancora attive. Per le successive fasi di elaborazione e per rendere più agevole l’utilizzo della REL da parte degli utenti è opportuno, se possibile, recuperarne la cartografia in formato digitale. Alcune di esse possono essere visualizzate utilizzando il Geoportale REM o il proprio GIS collegandosi con i servizi WMS o scaricando gli shapefiles dalla pagina di download.

Fase 7.

Qual è il tessuto ecologico a scala locale?

Le Unità Ecosistemiche (UE) sono elemento base di tutte le analisi e indicazioni progettuali della REM; la loro identificazione è avvenuta sulla base della carta della vegetazione integrata con informazioni sulle comunità faunistiche che utilizzano le varie formazioni botaniche. Poiché sotto il profilo ecologico anche le aree edificate e le infrastrutture svolgono una loro funzione nel disegno della REM anche le diverse tipologie di superfici artificiali sono assegnate ad una UE. A livello progettuale la REM accorpa le UE in sistemi ambientali

omogenei sotto il profilo ecologico e/o gestionale.

  • Sistema degli insediamenti
  • Sistema delle infrastrutture
  • Sistema delle praterie
  • Sistema delle foreste
  • Sistema dei corsi d’acqua e delle aree umide
  • Sistema degli agroecosistemi
  • Sistema delle aree rupestri
  • Sistema dei litorali marini

Per poter procedere al disegno della REL, dopo aver definito il quadro di riferimento delineato dalla REM, il primo passaggio è quindi quello elaborare la carta delle Unità ecosistemiche che da un punto di vista operativo è una semplice riclassificazione della vegetazione e delle superfici artificiali attraverso la quale ogni tipologia di formazione vegetazionale è assegnata alla propria UE di appartenenza e di conseguenza ad uno dei sistemi ambientali sopra elencati.
La lista completa delle UE, che proprio per facilitare l’applicazione della REM sono individuate tramite la fisionomia della vegetazione, con l’indicazione dei Sistemi ambientali di appartenenza è reperibile nel par. 4.1 del Quadro propositivo della REM. Nel caso le analisi di maggior dettaglio disponibili facessero emergere formazioni non inquadrabili in nessuna delle UE definite dalla REM è possibile aggiungere nuove UE assegnandole al sistema ambientale che si ritiene più idoneo.
Per la predisposizione della carta è stato preparato un template shapefile, REL_Unità_ecosistemiche da utilizzare per garantire l’omogeneità dei dati a livello regionale. Allo shape è allegato un file pdf con la sua descrizione e le indicazioni per l’inserimento dei dati.
Questo step si conclude compilando il box “Tessuto ecologico alla scala locale” della Lista di controllo, in cui vanno indicati i sistemi ambientali presenti nell’area di studio, e predisponendo una loro descrizione sintetica

 

Fase 8.

Ci sono aree che possono essere considerate nodi di interesse locale della rete?

Avendo a disposizione la carta delle unità ecosistemiche è ora possibile passare alla costruzione della REL.
L’individuazione dei nodi di interesse locale è un passaggio essenziale per la definizione della struttura della rete e quindi per fissarne gli obiettivi progettuali. Vanno evidenziati ulteriori eventuali contesti, oltre ai nodi della REM, di particolare valore ecologico che possono costituire i capisaldi locali della REL. Si tratta quindi di ambiti che pur non evidenziando una rilevanza regionale la posseggono per il territorio oggetto del piano. Possono essere, ad esempio piccoli boschi residui in contesti fortemente antropizzati, tratti di litorale non urbanizzati, laghi artificiali, zone perifluviali in fase di rinaturalizzazione, ecc.. La loro scelta non deve essere basata solo su considerazioni di tipo qualitativo ma anche sull’idea progettuale alla base del piano per cui potrebbero comprendere aree oggi in degrado ma per le quali si immagina una possibile funzione ambientale compresa la fruizione compatibile con la valorizzazione della biodiversità.
I dati disponibili presso la Regione sulla biodiversità sono consultabili nella sezione SIT Biodiversità all’interno del Geoportale REM e possono essere utilizzati per evidenziare aree di particolare interesse all’interno del territorio che si sta analizzando.
L’individuazione dei nodi locali assume una particolare rilevanza pratica, oltre che per dare coerenza alla REL rispetto al disegno complessivo del piano, perché essi costituiscono i territori d’elezione su cui avviare progetti nell’ambito dei finanziamenti per la REM.
I nodi locali dovranno essere inseriti nel shape REL_Nodi, già utilizzato per i nodi della REM, con i quali vanno a costituire il sistema dei nodi della REL e dovranno trovare riscontro nella definizione degli Obiettivi della REL e delle relative misure ed azioni. Dovranno quindi essere descritti in dettaglio evidenziando in particolare il ruolo che svolgono o possono svolgere per l’efficienza della rete anche in relazione ai diversi sistemi ambientali.
Va infine compilato il box “Nodi della REL” della Lista di controllo nel quale vanno inseriti anche i nodi della REM in precedenza rilevati. Per ogni nodo va indicato il nome o il codice riportato nella tabella degli shapefile (per le aree floristiche la sigla) consultabile anche tramite il Geoportale REM, i sistemi ambientali interessati e la superficie in ettari.

 

Fase 9.

Qual è il disegno delle continuità naturali della REL?

L’individuazione delle continuità naturali rappresenta l’ultimo passaggio nella definizione del disegno locale della REM. È da tenere a mente che nel disegno della REM se il contatto fisico è il presupposto per connessioni “forti” non di meno un ruolo lo svolgono anche i frammenti isolati (stepping stones) che seppur in modo più debole contribuiscono alla continuità ecologica delle formazioni naturali fornendo un potenziale punto d’appoggio per i movimenti di molte specie.
Lo scopo fondamentale di questo passaggio è da un lato quello di verificare le continuità evidenziate a livello regionale alla scala del progetto, dall’altro di far emergere, grazie al maggior dettaglio del tessuto ecologico, nuove connessioni, anche di minor importanza, in grado comunque di chiarire le reali relazioni spaziali e funzionali tra i diversi elementi della rete. Anche in questo caso, come per i nodi, si tratta quindi di aggiungere al disegno originario della REM, verificato sulla base dei nuovi dati disponibili, gli elementi che emergono dalla lettura a scala più fine del territorio.
Anche in questo caso è stato predisposto un template in shapefile nel quali debbono confluire tutte gli elementi che andranno a comporre il sistema delle continuità naturali della REL in modo da garantire, per una maggior facilità nella sua successiva distribuzione agli utenti finali, l’omogeneità del disegno. Allo shape, denominato REL_Sistema_continuità, è allegato un file pdf con la sua descrizione e le indicazioni per l’inserimento dei dati.
La definizione delle continuità naturali è il passaggio più complesso dell’intero percorso di definizione della REL e presuppone l’utilizzo di un software GIS. La REM considera ancora sufficientemente collegate, da un punto di vista ecologico, aree naturali che distano tra di loro non più di 100 m e questa soglia deve essere usata anche per la REL per cui è necessario creare dei poligoni che comprendano al loro interno tutte le aree distanti tra di loro meno di questo valore. A questo scopo il percorso da seguire è il seguente:

1.      Selezionare le aree che vanno a costituire il sistema delle continuità naturali.

Le continuità naturali della REM sono formate da tutte le aree con vegetazione naturale per cui il primo passaggio è selezionare dal file REL_Unità_ecosistemiche tutte le UE ricadenti nella categoria “Naturale”;

2.       Individuare i poligoni delle continuità naturali

Come già detto la REM considera appartenenti allo stesso elemento di continuità tutte le UE naturali che distano non più di 100 m l’una dall’altra. Per poter individuare queste aree bisogna utilizzare la funzione buffer presente in ogni software GIS. Attraverso di essa è possibile disegnare un poligono i cui limiti si trovano ad una distanza costante, definita dall’utente, dal perimetro del poligono originario. Impostando il valore a 50 m i buffer di due aree distanti meno di 100 m (50m+50m) entreranno in contatto e settando l’opzione fondi buffer, automaticamente essi confluiranno in un unico poligono. In questo modo tutte le aree che distano meno della soglia impostata saranno ricomprese in un’unica unità cartografica.

 

 


 

 

 

3.       Selezione delle continuità già individuate dalla REM

Le continuità naturali individuate nell’ambito della REL dovranno sostituire quella REM. Questa sostituzione non può però tradursi in un completo stravolgimento del disegno regionale ma piuttosto in un suo aggiornamento ad una scala di maggior dettaglio che può quindi comportare da un lato una revisione dei limiti degli elementi esistenti e dall’altro l’aggiunta di nuovi.
Per questa ragione nella valutazione del nuovo disegno emerso dall’analisi di cui al punto precedente il primo passaggio è quello di selezionare i sistemi di connessione, sia di interesse regionale che locale, già presenti nella REM. La nuova versione dei sistemi di connessione dovrà essere inseriti nello shape REL_Sistemi_continuità riportando la tipologia e il nome già definito nella REM (nel caso non sia già assegnato un nome lo si può fare in questa fase). Nel caso il nuovo disegno abbia determinato l’accorpamento di un sistema di interesse locale con uno regionale il primo ovviamente non comparirà più nella REL. Nel caso invece un sistema di connessione, sia d’interesse regionale che locale, dovesse risultare unità al Sistema Dorsale appenninica si dovrà procedere alla loro separazione utilizzando il limite di quest’ultima così come definito dalla REM.

4.       Individuazione di nuovi sistemi di connessione non individuati dalla REM

A questo punto tutti gli elementi rimasti sono o stepping stones della REM o nuove aree. Nella definizione del sistema delle connessioni della REL bisogna ora procedere all’individuazione di eventuali nuovi sistemi di connessione d’interesse locale. Si tratta di Sistemi minori che interessano porzioni limitate di territorio e non sono collegati con il sistema principale e che si ritiene svolgano una funzione ecologica significativa per l’area in cui sono inseriti. I poligoni che si pensa debbano essere considerati connessioni d’interesse locale per la REL vanno trasferiti nello shape REL_Sistemi_continuità.

5.       Individuazione delle stepping stones

Al termine del passaggio precedente rimarranno ancora non classificate solo aree per lo più di piccole dimensioni ed isolate rispetto ai sistemi di connessione. Esse dovranno essere inserite nello shape REL_Sistemi_continuità e classificate come stepping stone senza attribuire ad esse un nome.

Al termine del percorso descritto lo shape REL_Sistemi_continuità conterrà il nuovo sistema delle continuità naturali che potrà contenere le seguenti tipologie di elementi:
 

·         Sistema Dorsale appenninica

·         Sistemi di connessione d’interesse regionale

·         Sistemi di connessione d’interesse locale

·         Stepping stones

Il disegno delle continuità è completato dalle Aree di connessione sensibili e dai Tratti fluviali in ambito urbano. Per quanto riguarda i primi è possibile riportare semplicemente quelle della REM mentre per i secondi si può valutare se è opportuno inserirne di nuovi.
Un ulteriore raffinamento del disegno del Sistema delle connessioni naturali è possibile se si ha a disposizione la distribuzione degli elementi lineari (filari alberati e siepi) nelle aree agricole e se non sono già stati considerati nella carta delle UE.
A questo scopo si può procedere come sopra creando un buffer di 50 m intorno agli elementi e valutando quindi come entrano in relazione con le aree definite in precedenza. È evidente che la funzione di collegamento ecologico che essi possono svolgere è da considerarsi in generale più debole, per il loro spessore modesto, di quella attribuibile ai poligoni delle UE ma non per questo trascurabile. In particolare possono contribuire a ridurre l’isolamento delle stepping stones per cui si ritiene utile introdurre un’ulteriore articolazione che distingua tra queste ultime quelle che tramite elementi lineari sono collegate ad un sistema di connessione da quelle del tutto isolate. La seguente tabella elenca i possibili rapporti spaziali tra elementi lineari ed elementi del sistema di connessione e definisce come ne cambi la tipologia.
 

 

Al termine di questa analisi entreranno a far parte del Sistema delle continuità naturali gli Elementi lineari, articolati in regionale, locale e non collegato, mentre le stepping stones saranno distinte in

·         Stepping stone collegata regionale

·         Stepping stone collegata locale

·         Stepping stone non collegata

I poligoni delle continuità definite da elementi lineari dovranno essere inserimento nello shape REL_Sistemi_continuità riportando la relativa tipologia mentre per le stepping stones si dovrà semplicemente aggiornare la tipologia.

 

Fase 10.

Aree di contatto tra sistemi naturali e insediamenti

Nell’elaborazione degli strumenti urbanistici, rispetto al sistema biologico, un ruolo di particolare rilievo lo rivestono le fasce di contatto tra insediamenti e territorio rurale. Qui le relazioni sono più intense e da un lato l’edificato produce le pressioni più forti sulle risorse naturali, dall’altro assumono maggior importanza i servizi ecosistemici che queste ultime possono fornire alle popolazioni urbane contribuendo a migliore la loro qualità della vita.
Per questa ragione nelle linee guida di cui alla D.G.R. 1288/2018 (pp. 21-25) sono contenute delle matrici di sintesi che permettono di classificare le diverse possibili tipologie di relazione e per ognuna di esse vengono indicati gli obiettivi generali da perseguire.
Ogni area edificata o da edificare dovrà essere quindi analizzata e le relazioni che si ritiene si possano stabilire con il sistema naturale vanno elencate nell’apposito box “Aree di contatto tra sistemi naturali e insediamenti”.
Da questa analisi dovranno quindi scaturire obiettivi specifici che dovranno essere integrati con gli altri definiti al punto successivo.

Fase 11.

Quali sono gli obiettivi della REL?

A questo punto del processo di definizione della REL è necessario passare dalla parte analitica a quella più propriamente progettuale. Per prima cosa quindi bisogna definire gli obiettivi che dovranno essere perseguiti. Il punto di partenza sono naturalmente quelli della REM dei quali al punto 5 è già stato redatto un elenco unico, non più diviso quindi in UEF; evidentemente alcuni di questi sfuggono alle competenze strette degli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale ma si ritiene opportuno che siano lasciati poiché la REL deve fornire agli enti un quadro di riferimento a cui attingere anche per altre politiche settoriali.
Analogamente al disegno regionale anche per quello locale debbono essere individuati obiettivi generali ed obiettivi specifici. I primi sono articolati in un obiettivo complessivo per la rete, sostanzialmente emerso dall’integrazione degli obiettivi generali delle diverse UEF interessate, e da obiettivi generali per sistemi ambientali, tratti da quelli indicati dalla REM per i contesti paesistico ambientali di cui si è detto al punto 5.
Essi in sintesi indicano per ogni sistema ambientale qual è l’obiettivo da perseguire e le strategie da attuare in funzione della struttura della REM nelle diverse porzioni del territorio regionale senza tuttavia ancora giungere ad indicazioni geograficamente puntuali e per questo sono validi per tutto il territorio del contesto considerato.
Operativamente sono strutturati con un obiettivo molto sintetico, la cui spiegazione è riportata in glossario, al quale sono associate le strategie che si ritengono utili per il loro raggiungimento. Sono riportati nel Capitolo 5 del Quadro propositivo della REM ma per un più rapido accesso possono essere scaricati dai link sottostanti.

·         Fascia litoranea

·         Rilievi costieri

·         Pianura

·         Bassa collina

·         Media collina

·         Alta collina

Montagna

Nel box “Obiettivi generali per sistemi ambientali” della Lista di controllo va riportato l’obiettivo definito dalla REM per ogni sistema nel contesto paesistico-ambientale in cui ricade l’area di studio e le strategie che si intendono attuare per il suo raggiungimento. L’elenco della REM deve essere considerato un punto di partenza che può essere sia integrato con ulteriori strategie che il progettista ritiene idonee per l’area che modificato eliminando strategie che si ritiene non pertinenti con il contesto in cui opera. Quello che non si può fare, a meno che non lo si motivi con solidi argomenti nella relazione, è non prevedere strategie per raggiungere gli obiettivi fissati dalla REM. Gli obiettivi specifici sono molto più puntuali e sono sostanzialmente un’indicazioni degli interventi prioritari da attuare per raggiungere gli obiettivi generali. Il loro elenco è composto da quelli già individuati dalla REM, eventualmente rimodulati rispetto alle aree interessate, e da nuovi obiettivi pertinenti con il disegno locale della rete. Questi ultimi, che vanno ad integrare quelli della REM, è opportuno che come i primi siano numerati e riconoscibili utilizzando la sigla OL (obiettivi locali).
Nel disegno progettuale obiettivi generali e obiettivi specifici si integrano poiché i primi sono validi per tutto il territorio mentre i secondi più puntuali danno indicazioni specifiche per aree di particolare valore strategico per la REL e vanno inseriti nel box “Obiettivi specifici per l’area di progetto” specificando se l’obiettivo si riferisce a nodi/sistemi di connessione, a sistemi ambientali o entrambi.

 

Obiettivi generali

Obiettivi specifici 

Contesti paesistico-ambientali

Obiettivi definiti per i diverse sistemi ambientali nei contesti paesistico-ambientali in cui ricade l’area di progetto. Essi hanno un valore coprente cioè vanno perseguiti in tutto il territorio

 

Unità Ecologico Funzionale

 

Obiettivi puntuali che vanno perseguiti in particolari aree di particolare rilevanza per l’attuazione della rete ecologica

Fase 12.

Quali sono i punti forza e debolezza, le opportunità e minacce per il raggiungimento degli obiettivi della REL ?

Definiti gli obiettivi generali e specifici è ora possibile passare, attraverso l’analisi SWOT, ad individuare punti di forza, debolezze, opportunità e minacce su cui lavorare per il raggiungere gli obiettivi della REL. Come per le analisi precedenti si parte dagli elementi già evidenziati dal disegno regionale (punto 6) selezionando solo quelli attivi e pertinenti con la pianificazione urbanistica e territoriale, rimodulandoli se necessario ed accorpando quelli che si ripetono simili nelle diverse UEF. Successivamente va verificato se dal disegno della REL emergono elementi assenti in quello regionale.
Si ricorda che: Le minacce comprendono tutte quegli elementi del sistema antropico che per le loro caratteristiche intrinseche interferiscono o possono interferire negativamente con la rete ecologica e più in generale con lo stato di conservazione delle risorse biologiche in particolare in riferimento agli obiettivi definiti.
Le opportunità sono elementi del sistema antropico che possono contribuire al miglioramento della funzionalità e al raggiungimento degli obiettivi della REL. Tra le opportunità vanno inserite tutte quelle aree che per il tipo di proprietà, la presenza di previsioni o progetti o semplicemente il non utilizzo, potrebbero, con idonei interventi di riqualificazione, contribuire alla funzionalità della REL.
punti di debolezza sono caratteristiche intrinseche del sistema biologico locale che indeboliscono la funzionalità della REL e che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi gestionali locali (es. discontinuità nelle connessioni, aree naturali degradate, ecc.).
punti di forza sono caratteristiche intrinseche del sistema biologico locale che rafforzano la funzionalità della REL e che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi gestionali locali (es. presenza di nodi, sistemi di connessione ben sviluppati, presenze di specie faunistiche di interesse, ecc.)
Essi vanno elencati nel box “Analisi SWOT della REL”.

Fase 13.

Quali sono le misure ed azioni che si intendono mettere in atto per raggiungere gli obiettivi della REL?

La definizione di misure e azioni per l’attuazione della REL deve ovviamente essere parte integrante del processo pianificatorio per garantire la loro congruità, oltre che con le necessità della rete, anche con gli obiettivi e le strategie complessive del piano urbanistico o territoriale.
Il punto di partenza sono gli obiettivi definiti al punto 11 che potranno essere perseguiti, anche intervenendo sulle minacce ed opportunità di cui al punto 12, utilizzando le misure di gestione della REM (Quadro propositivo capitolo 4) opportunamente rimodulate e/o integrate per renderle congrue con le caratteristiche dell’area di studio.
Le misure o azioni devono essere sintetizzate nel box “Misure e Azioni della REL” indicando per ogni obiettivo (che può essere indicato usando solo il progressivo identificativo) quali sono quelle ad esso pertinenti. Nel caso di misure che trovano riscontro nelle NTA o nel regolamento è opportuno indicare anche il relativo articolo.

Fase 14.

Monitoraggio

Il monitoraggio è una parte essenziale dell’attuazione della REL poiché consente da un lato di verificarne l’implementazione e dall’altro di valutare i suoi effetti sul sistema ambientale.
La scelta dei target e degli indicatori da utilizzare non può che essere fatta in funzione delle caratteristiche del sistema interessato e degli obiettivi definiti nella REL.
Concettualmente ci si deve attenere ai protocolli di monitoraggio per le VAS mentre per quanto riguarda gli indicatori si deve fare riferimento al punto 2.6 degli indirizzi approvati con la D.G.R. 1288/2018. Ove lo si ritenga opportuno è comunque possibile individuare altri indicatori purché già noti in bibliografia.
Nel caso la REL sia elaborata nell’ambito di piani o programmi sottoposti a VAS il suo monitoraggio deve essere integrato nel Piano di Monitoraggio della stessa redatto ai sensi dell’art. 18 del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.